Senza mai levar mano
Nel
rogito del
9 marzo
1693, Francesco
Incandela
stipulava l’atto
con cui
i consoli
dell’Arte
dei Pistori
ottennero dal
barone Antonio Morano
Barlotta
(governatore
della Venerabile
Società
del Preziosissimo Sangue
di
Cristo
e
di San
Michele
Arcangelo) il
consenso di
costruire la propria
cappella
nella chiesa
di San Michele.
Tra le clausole del contratto, il barone obbligava i
componenti dell’Arte
a partecipare all’annuale
festività
di San Michele Arcangelo e alla cerimonia delle sollemnitas
Spinae.
L’atto d’ Incandela acquista rilevante
interesse storico per la
trascrizione dell’obbligazione
d’affidamento
del mistere detto la
Coronazione di Spine,
contratta
dai precedenti consoli nello studio di Mario
Cagegi, l’otto
marzo 1632, costruito da chissà
quale artista. Di quest’
atto
non rimane nulla se non la menzione del notaio scritta nel suo
bastardello, dato che il volume di scritture del primo semestre
1632 sfortunatamente
è
andato perduto, ma
è stato anche riportato nel transunto di Bartolomeo
Maria Apì
steso il 16 marzo 1783.
Da
diversi scrittori trapanesi,
si apprende
che il
mistere
della Coronazione
di Spine
è
stato rifatto dall’artista
trapanese Antonio Nolfo non conoscendo l’anno
della commessa dell’opera.
E' stata però ritrovata
l’
apoca di Domiziano Adragna con la quale i consoli dell’Arte
dei Pistori, due mesi prima del Venerdì
Santo del 20 aprile 1764, incaricavano il sessantottenne
scultore a rifare un nuovo mistero all’arte,
senza
mai levar mano
.
Con queste parole i consoli Giuseppe Tanza,
Alberto Rubino, Natale Bellina e Paolo
Giacalone,
accortesi del notevole ritardo con cui
affidarono l’
esecuzione
dell’
opera,
sollecitarono l’artista
di affrettarsi a realizzarlo senza un
attimo di riposo. In quell’
anno,
il mistere era in stato
da non potersi rimediare e ristorare,
forse a causa di continui scuotimenti o
per le accidentali cadute e lesioni subite
nelle anguste antiche vie cittadine nel
corso di più
di cento cinquant’
anni.
Sapevano i
Maestri fornari e per essi li detti
infrascritti Consoli
che la spesa per il restauro del Sagro
Mistero fosse inutile, causa dell’antichità
e vecchiaja,
stabilirono di farlo costruirne nuovo e chiesero
ad artisti trapanesi l’esibizione
di un modello di prova secondo le loro variazioni.
Con
molta probabilità
si rivolsero
a Baldassare
Pisciotta, Vito
Lombardo ed
Antonio Nolfo
che fu
il prescelto
per aver
fatto
il modello
in
creta che
è
stato comunemente
applaudito. La
variazione
del nuovo
mistere rispetto al
vecchio consisteva
nel rappresentare la
scena di
scambio di
un giudeo in
atto irriverente
con un
altro personaggio
, voluto
dai consoli
con
egual positura
d’ingiuriante
per come
lo era
nel vecchio
mistero.
Nolfo s’
impegnava
di realizzarlo
maestralmente
secondo richiede
la scoltura
ed a
magistralmente bene dell’arte
sudetta di duratura er
decoro della midema
arte
con
numero quattro personaggi compreso
il Cristo, della
stessa grandezza del
vecchia

La scena
doveva mostrare
al pubblico
il personaggio
che
mette
la corona
al
Cristo Gesù
nostro Signore, il secondo
che si mette la
canna in mano,
il terzo che fa’
alcune ingiurie al
Cristo, ed il
quarto che
è
nostro Signore
Gesù
Cristo seduto su’
di un cantone
. La commessa
prevedeva la
consegna del
mistero quindici
giorni prima
del prossimo
venturo venerdì
santo 1764
con la
pedagna.
Lo scultore s’impegnava
a mettere
tutto il
materiale fuori
pittura, in
doratura e
dare lesto
il mistero
ben
visto ai
detti consoli,
ed ad
una persona
intendente benvista
ai medemi
di patto
e non
altrimenti.
Questa era
una clausola
cautelativa con cui i consoli
miravano ad un lavoro d’eccellente
fattura che doveva
soddisfare il
parere artistico
della persona
intendente
alla supervisione.
Riguardo il
costo della
commissione,
decisero di
pagare l’opera
di Nolfo
con ventidue onze, in
denaro di giusto
peso di
cui otto fatta
la consegna
di detto
nuovo mistero
e le
restanti
all’ultimo
di agosto.
Forse per
cause di
forza maggiore
o per
alcune impreviste
spese, i
consoli non
mantennero
l’obbligazione
posticipando il
pagamento a
luglio del
1766. Quel mese, gli
pagarono in unica soluzione la
mercede seu prezzo
di ventitré
onze e
dodici tarì,
diversamente
dalle ventidue
concordate. Con
i dodici tarì
gli rimborsarono il
costo di numero
sei pennae
(pennacchi) per
gli stessi personaggi
e con
ll’onza
aggiuntiva il
costo di
tre
libri
di
oro fino
di zechina
(circa un
chilogrammo) per
decoro del
gruppo a
gloria
di Dio
ed onore
di
detta Arte .
Die
Nono Martij Prime Inditionis
Millesimo Sex centesimo Nonagesimo Tertio
Ex
quo
in
commemorationem
Passionis
Domini
Nostri
Jesu Christi
Corporis
ab
immortale
Deo
humanato pro salute et redemptione
Animarum
nostrum
Christifidelium
fuerit
et
sit
annis
retro
elapsis
per
officiales
Venerabilis
et
Devote Societatis
Pretiosissimi
Sanguinis Christi
et
Sancti
Michaelis
Arcangeli
huius
Urbis
Drepani concessum,
datum
et
assignatum Arti
Pistorum
eiusdem
Urbis Misterium
supradicte
Passionis
sub titulo
Coronationis
Spinarum
affixarum
in
sacro
sancto
Capite Nostra
Divine
providentie
et bonitatis
(minute
actus
concessionis videlicet
in
actis
quondam
notarii Marii
Xageggi
sub
die
8
Martij
XV Inditionis
1632
ad
quem)
ad effectum
illud
associandi
in
processionem
cum
aliis
devotis
et
piis
Misteriis
eiusdem
Passionis
in quolibet
die
Veneris
Sancti
unius
cuiuslibet
anni
prout
solitum
est
in
hac predicta Urbe.
Il giorno nove marzo, prima indizione, mille seicento novanta tre
Onde,
in
memoria
del
Corpo
della Passione
del Nostro
Signore Gesù
Cristo,
fattosi uomo
da Dio immortale,
per la
salvezza e
la redenzione
delle
Anime
dei
nostri fedeli in
Cristo e
per
gli
anni passati,
tramite i
governatori
della Venerabile
e
Devota
Società
del Preziosissimo Sangue
di Cristo e
di San
Michele Arcangelo
di questa città
di Trapani, si
è
concesso, dato ed
assegnato all’arte
dei fornai
di questa stessa
città,
il Mistero
della Passione di
cui sopra
dal titolo
la Coronazione di
Spine infissa
nel Sacro e
Santo
Capo
della
nostra Divina
Provvidenza e
Bontà
(come da
atto
di
concessione di
cui alla minuta
del fu notaio Mario Xageggi nel giorno otto marzo, quindicesima
indizione, 1632)
perché
questo
si associ nella processione con gli altri devoti
e
pii
Misteri
della
Passione, in
qualunque Venerdì
Santo
di qualunque anno,
secondo l’uso
di questa sopradetta Città.
Facciata dell' atto rogato
da Francesco Incandela
Tratto dal sito www.trapaniinvitissima.it a cura di Salvatore Accardi.
Facciata dell' atto rogato
da Bartolomeo Maria Apì
